D. Off Porto d’arte – 11 Luglio 2025, ore 21:00
Piazza Frangipane, Marano Lagunare (UD)
Compagnia Atacama – LOST SOLOS
Ideazione, coreografia, regia, luci Patrizia Cavola – Ivan Truol
Danzatori Valeria Loprieno
Musiche originali Epsilon Indi
Costumi Daniele Ucciero
Produzione Compagnia Atacama
Con il contributo di MIC Ministero della Cultura – Regione Lazio
In coproduzione con Paesaggi del Corpo Festival Internazionale Danza Contemporanea
Nel libro Soli e Perduti Eshkol Nevo scrive:
“Naim aveva sentito parlare di Assoli perduti, i “Lost Solos“ uccelli solitari che appaiono inaspettatamente lontano dalla loro abituale rotta migratoria, lontano dallo stormo, in un continente dove non dovrebbero trovarsi. Come se nel loro orientamento interiore si fosse danneggiato qualcosa, o fosse avvenuta una mutazione genetica.”
La visione di questi uccelli solitari che non obbediscono alle regole abituali, che cambiano i propri percorsi stabiliti e fanno scelte al di fuori del loro stormo, risuona nel nostro immaginario e si rispecchia nel destino di molti esseri umani e nella loro storia di solitudine e di diversità. Attraversare uno stato di smarrimento è una fase necessaria nel percorso che un individuo deve compiere per conoscersi e sviluppare il proprio io. In un contesto di attraversamento e incrocio delle arti, il progetto coreografico vuole unire l’elaborazione della danza/poesia fisica ad un lavoro di costruzione delle immagini pittorico e visionario, all’uso della parola e del suono e all‘interazione con le musiche originali composte da Sergio De Vito.

Compagnia Versiliadanza – EN PATHOS-Sentirsi sentiti
Di e con Valentina Sechi e Luca Tomao
Produzione Versiliadanza
Con il sostegno di MiC, Regione Toscana e Comune di Firenze
Il nostro stato è la danza della nostra vita; il modo che abbiamo di abitarla. Gli altri la vedono appena un attimo perché spesso stabiliscono/stabiliamo un contatto, senza il tempo di contemplare l’altro a sua insaputa. L’incontro ci spinge ad esprimerci e qui nasce la comunicazione. Oppure, qui ne inizia la fine; non sempre capiamo la danza dell’altro. Cerchiamo tra le sue dinamiche quelle che più somigliano alle nostre. Ignoriamo che forse, per il nostro prossimo, esse hanno un significato diverso. Dopo silenzi dettati dalla rinuncia o dalla frustrazione o dall’orgoglio, con urla all’unisono per sovrastarsi, cerchiamo disperatamente di sentirci sentiti. Ci sentiamo così facili da
capire, è l’altro che decide di non volerlo fare, no? Se invece ci allontanassimo e ci mettessimo in osservazione del nostro prossimo, impareremmo la lingua per tradurlo? Ci riusciremmo? Ci riusciremo prima dello scadere del trentesimo minuto?
